Uccise l’ex genero, col quale erano sorti dei contrasti legati alla separazione con la figlia, ma non fu un omicidio premeditato: la Corte di assise di appello di Palermo, presieduta da Angelo Pellino, riforma la sentenza di primo grado, con cui era stato inflitto l’ergastolo, e ridetermina in 16 anni la pena a carico del 68enne favarese Giuseppe Barba, ritenuto colpevole di avere ucciso l’ex genero Salvatore Lupo, 45 anni, freddato a colpi di pistola in un bar il giorno di Ferragosto del 2021. La sentenza di primo grado, l’11 gennaio del 2023, è stata emessa dai giudici della Corte di assise di Agrigento, presieduta da Giuseppe Miceli, che hanno accolto le richieste del pubblico ministero Paola Vetro. Barba è stato sospettato fin dal primo momento per via dei contrasti economici legati alla separazione della vittima con la figlia.
L’imputato sarebbe stato tradito dalle immagini di un filmato, estratto dalle telecamere di un impianto di videosorveglianza, che immortalava la sua Fiat Panda mentre effettuava un tragitto nella direzione della via IV novembre, dove, nel bar, era stato commesso l’omicidio dell’imprenditore che gestiva una serie di comunità per disabili e operava nel settore dell’edilizia. Lupo è stato freddato a colpi di pistola davanti all’ingresso della porta del bagno: il titolare (finito poi sotto inchiesta) ha negato di avere visto il killer in azione dicendo che, in quel momento, si era abbassato per riempire le vaschette di gelato che Lupo gli aveva chiesto. Sull’auto sono state trovate tracce di polvere da sparo: i numerosi testimoni, inoltre, hanno confermato i contrasti fra i due che avevano pure litigato in pubblico. Le immagini della videosorveglianza, quindi, hanno immortalato la Fiat Panda dell’imputato, in un percorso e orario ritenuti compatibili, con la realizzazione dell’omicidio. Il difensore, l’avvocato Salvatore Pennica, aveva sostenuto che vi fossero altre piste legate ai conflitti maturati in ambito lavorativo della vittima. La difesa, inoltre, aveva contestato la circostanza che vi fosse stata premeditazione. L’accoglimento di questo motivo di appello ha determinato una consistente riduzione di pena anche perché, essendo stata esclusa l’aggravante, ha potuto beneficiare della riduzione prevista dal rito abbreviato.
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