L’assessore comunale ai Lavori pubblici di Palermo, Salvatore Orlando, detto Totò, ha ottenuto la prescrizione in un processo che lo aveva visto condannato, in primo e secondo grado, a diciotto mesi per tentata concussione. La sentenza è della sesta sezione della Cassazione, che ha accolto in parte il ricorso degli avvocati Giovanni Di Benedetto e Giandomenico Caiazza: l’impugnazione ha superato il vaglio di ammissibilità e grazie a questo il componente della giunta guidata da Roberto Lagalla ha evitato la conferma della condanna.
I giudici infatti hanno esaminato il suo caso, rendendosi conto che i termini di prescrizione erano già scaduti a marzo dell’anno scorso. Sulla vicenda pesa anche il notevole ritardo (undici mesi) con cui è stata depositata la sentenza di appello, cosa che ha fatto maturare il termine di prescrizione, mentre i giudici della prima sezione della corte palermitana scrivevano le poche pagine di motivazione della condanna di Orlando. L’assessore – di cui nei mesi scorsi erano state chieste le dimissioni, per via di questo processo – era imputato per fatti avvenuti nel 2015, quando era presidente del Consiglio comunale di Palermo: doveva essere nominata una figura apicale proprio dell’assemblea di Sala delle Lapidi e Orlando avrebbe voluto favorire una persona di sua fiducia, Antonino Rera.
Per questo convocò uno dei componenti della commissione, Serafino Di Peri, in presenza di Rera, ma non ottenne ciò che – gettando per aria le carte che Di Peri gli aveva portato, per convincerlo che la cosa non era possibile – avrebbe voluto. Di Peri, assistito dagli avvocati Mauro Torti e Corrado Nicolaci, era costituito parte civile: pur dichiarando la prescrizione, la Suprema Corte ha confermato le statuizioni civili, cioè il diritto al risarcimento in suo favore.
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