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Lukoil, oggi l’ultima nave con il greggio russo, Rifondazione comunista: “il governo brancola nel buio, unica via la nazionalizzazione”

Dieci mila posti di lavoro a rischio

Dieci mila posti di lavoro a rischio, la fine di un altro polo strategico nazionale, l’esplosione di una bomba ecologica e sociale dirompente per il territorio  del sud-est della Sicilia: è questa la conseguenza di anni  di distrazione dei governi nazionali e locali e delle sanzioni di guerra che colpiscono più l’Europa che la Russia.

“Lo sapevano tutti da anni, ma in ossequio agli  enormi profitti in ballo, si è lasciato volutamente che  la situazione degenerasse completamente – affermano Antonello Patta, responsabile nazionale lavoro e Nicola Candido, segretario regionale della Sicilia del Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea -. Di fronte a questa patata bollente lasciata irrisolta dal governo Draghi, quello  delle destre così solerte nella repressione di rave party, di studenti e di migranti  non sembra capace di immaginare altro che copiare quanto fatto in altri paesi, ma con un ritardo tale da rischiare la chiusura, senza un progetto strategico e il risanamento ambientale necessario. Lo dicono le inchieste della magistratura che hanno fatto emergere la totale inadeguatezza dell’impianto di smaltimento dei reflui industriali (Consorzio IAS), che ha inquinato impunemente per anni e che continua ad inquinare con la complicità a tutti i livelli istituzionali e di tutte le aziende del Petrolchimico che hanno, per anni, sversato veleni nell’acqua e nell’area. Occorre una nazionalizzazione vera con provvedimenti drastici e lungimiranti. Primo, derogare unilateralmente all’embargo e alle sanzioni che si sono rivelate completamente inutili e che anzi hanno imbarbarito ulteriormente l’escalation militare; secondo, attuare il risanamento ambientale dei processi produttivi e imporlo alle altre aziende del polo pena la confisca degli impianti e degli asset strategici. Terzo, avviare un processo di riconversione ecologica di tutta l’area in grado di valorizzare le competenze del territorio e la creazione di energia pulita. Solo così sarà possibile salvaguardare i posti di lavoro, l’ambiente e la salute dando una prospettiva al futuro del territorio. La manifestazione del 18 novembre a Siracusa è stato un momento estremamente positivo, tuttavia per realizzare un vero progetto di cambiamento occorre sia la mobilitazione dei lavoratori di tutti i comparti produttivi del territorio sia dell’intera popolazione siciliana”.


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