Erano cinque i soggetti attivi su una nota piattaforma di messaggistica, utilizzando la quale avevano creato un gruppo chiuso, denominato “Famiglie da Abusi”, in cui scambiarsi incessantemente fantasie sessuali che coinvolgevano i componenti delle loro famiglie, compresi i figli, accompagnate dalla produzione di contenuti realizzati mediante sfruttamento sessuale di minore, ritraenti sia atti sessuali che momenti intimi catturati di nascosto.
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