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Protesta dei detenuti nel carcere di Trapani, detenuti ritardano il rientro in cella

I sindacati esprimono forte preoccupazione per questo nuovo caso

Una cinquantina di detenuti della Casa Circondariale di Trapani dalle 15 di ieri fino a tarda serata si è rifiutata di rientrare nelle proprie celle permanendo nei passeggi. “Questo – spiega Gennarino De Fazio, Segretario Generale della Uilpa Polizia Penitenziaria, che ne dà notizia – per cercare di ottenere un’estensione degli orari delle attività in comune e delle telefonate con i congiunti. Sul posto, oltre alla sempre presente polizia penitenziaria, sono intervenuti i magistrati di sorveglianza per condurre una lunga mediazione che solo pochi minuti fa ha avuto esito positivo”.

Nostro malgrado – prosegue il sindacalista – continuano senza soluzione di continuità i disordini e le tensioni nelle carceri del Paese, dal nord al sud ed, è proprio il caso di dire, isole comprese. Tumulti, aggressioni, olio bollente che fa notizia, giustamente, quando lanciato contro un presunto serial killer, ma non la fa allo stesso modo le numerose altre volte che viene lanciato verso gli appartenenti alla Polizia penitenziaria, così come non fanno notizia le violenze e gli stupri fra detenuti stessi, salvo che non siano seguiti da tumulti come accaduto l’altro ieri a Genova o che non siano perpetrati in danno di un ristretto per un qualunque motivo alla ribalta della cronaca. Tutto ciò mentre il Governo, al di là della propaganda e talvolta persino dei buoni propositi, rimane inerte, tanto che solo ieri il Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, durante la cerimonia d’insediamento del neo Capo DAP, Stefano Carmine de Michele, ha ‘certificato’, che le rivolte carcerarie sono in aumento, nonostante il decreto sicurezza“.

Come spiega Gaspare D’Aguanno, segretario provinciale, “il SAPPE esprime forte preoccupazione per la totale mancanza di rispetto dimostrata nei confronti delle forze di polizia penitenziaria, che ogni giorno operano con professionalità e senso del dovere in un contesto sempre più difficile. Gli agenti rappresentano lo Stato e meritano rispetto e considerazione, anche da parte della popolazione detenuta. I nostri colleghi hanno lavorato senza sosta dalle 8 del mattino fino alle 21, per ben 13 ore consecutive, garantendo la sicurezza e l’ordine all’interno dell’istituto”“Il SAPPE chiede alle autorità competenti di ascoltare le legittime esigenze del personale di Polizia Penitenziaria e di far rispettare, in maniera chiara e ferma, le regole che garantiscono la sicurezza collettiva. Se non verranno adottati provvedimenti concreti per affrontare questa situazione, il Sindacato si riserva di attivare forme di protesta e mobilitazione a tutela della dignità e dei diritti dei propri rappresentanti”, conclude D’Aguanno.

“Non possiamo accettare che i detenuti avanzino richieste infondate e, al tempo stesso, si mostrino irrispettosi verso chi quotidianamente assicura la tenuta del sistema penitenziario”, rimarca Donato Capece, segretario generale del primo Sindacato del Corpo.

Il segretario generale del SAPPE giudica la condotta dei detenuti violenti “irresponsabile e gravissima: sono quotidiane le nostre denunce con le quali evidenziamo che le carceri in Sicilia sono ad alta tensione” e rinnova al DAP la richiesta di potenziamento degli organici della Polizia Penitenziaria dei Reparti regionali, di Trapani in particolare. Ma anche la dotazione, per il personale del Corpo, di strumenti di tutela e garanzia non letali come i flash ball ed i bola wrap: il primo è un fucile che spara proiettili di gomma, già in dotazione alla Polizia Penitenziaria francese, mentre la seconda è un’arma di difesa che spara lacci bloccante le gambe dei riottosi, anch’essa già in uso ad alcune Polizie locali di alcune città italiane.

Capece evidenzia il ruolo centrale dei Baschi Azzurri nel sistema sicurezza del Paese: “Il Corpo di Polizia Penitenziaria ha dimostrato e dimostra, ogni giorno, non soltanto di costituire un grande baluardo in difesa della società contro la criminalità in termini preventivi, ma anche di avere in sé tutti i numeri, le capacità, le risorse, gli strumenti per impegnarsi ancora di più nella lotta contro la criminalità, per impegnarsi non soltanto dentro il carcere, ma anche fuori del carcere”, anche in relazione all’ampio settore dell’area penale. “Non lasciate soli le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria”, conclude: ““servono regole ferree per ristabilire ordine e sicurezza nelle carceri, attuando davvero quella tolleranza zero verso i detenuti violenti che, anche in carcere, sono convinti di poter continuare a delinquere nella impunità assoluta! Qui serve, forte ed evidente, la presenza dello Stato, che non può tollerare questa diffusa impunità, e servono provvedimenti urgenti ed efficaci!”.


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