I carabinieri che fermarono Giovanni Barreca, nella notte tra sabato 10 e domenica 11 febbraio 2024, sono stati sentiti oggi alla prima udienza di istruzione dibattimentale del processo per la strage di Altavilla Milicia (Palermo), in cui furono uccisi la moglie e due dei tre figli dell’imbianchino, imputato assieme ai cosiddetti “fratelli di Dio”, Sabrina Fina e Massimo Carandente. Rispondendo alle domande del pm Manfredi Lanza, davanti alla corte d’assise di Palermo, i due testimoni hanno detto che Barreca (presente in aula, in una gabbia blindata) li chiamò a tarda sera da Casteldaccia (Palermo) balbettando frasi a tratti incomprensibili, ma chiese di essere raggiunto perché diceva di avere ucciso moglie e figli. I due militari, un uomo e una donna, furono i primi a entrare nella villetta degli orrori, in cui erano stati compiuti riti di esorcismo nella convinzione che la casa e i suoi occupanti fossero invasi da presenze demoniache.
Davanti al collegio presieduto da Vincenzo Terranova, composto anche da sei giudici popolari, la donna ha detto di avere scoperto i cadaveri dei due figli di Barreca, Emmanuel di soli cinque anni e Kevin di 16, entrambi sfigurati e in condizioni orribili. Il più grande era anche incaprettato e addosso i corpi portavano i segni delle orrende torture a cui erano stati sottoposti entrambi, anche con la complicità della sorella, all’epoca diciassettenne e già condannata a 12 anni e 8 mesi dal Gup del tribunale minorile. Gli imputati hanno ascoltato impassibili anche il racconto della individuazione del luogo in cui erano stati sepolti i resti bruciati di Antonella Salamone, madre dei tre ragazzi, anche lei torturata, assassinata e poi fatta a pezzi. Carandente era seduto nella stessa gabbia blindata di Barreca, separato da lui dagli agenti penitenziari. Sabrina Fina era seduta invece in mezzo agli avvocati.
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