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Tra Riesi e Butera la “zona franca” per i summit dei clan

Cosa nostra a Riesi opera con il 'marchio' della famiglia Cammarata, ma carcerazioni e pentimenti degli ultimi anni stanno facendo tremare le famiglie

C’è un filo sottile di collegamento tra la mafia di Palermo e quella di Riesi, nel Nisseno, dove si tenevano i vertici del clan palermitano nel mirino dell’ultima operazione dei carabinieri. Il dato emerge non solo dall’ultima inchiesta in cui è stato arrestato il riesino Michele Saitta, 70 anni agli arresti domiciliari, ma anche nell’ambito di un’indagine del giugno dello scorso anno con cui i carabinieri del nucleo investigativo di Caltanissetta arrestarono 11 persone, tre di Riesi e otto della provincia di Palermo, per associazione mafiosa finalizzata alla coltivazione e traffico di sostanze stupefacenti.

Centri abitati distanti quelli di Palermo con Riesi – bisogna percorrere due ore in auto – ma tanto vicini dal punto di vista criminale. Riesi ha un vasto territorio che confina con Butera, un territorio ritenuto “zona franca” per il crimine organizzato, buono, nell’ottica criminale, per coltivare la marijuana e mettere a punto summit, così come è emerso con l’indagine sulla rete di complicità di Matteo Messina Denaro che ha portato all’arresto di 9 persone. Tra Riesi e Butera l’agro è vasto, così riuscire a verificare i movimenti per gli inquirenti è sempre arduo.

Cosa nostra a Riesi opera con il ‘marchio’ della famiglia Cammarata, ma carcerazioni e pentimenti degli ultimi anni stanno facendo tremare chi per anni ha imposto il pizzo alle attività imprenditoriali, soprattutto agricole, e gestito il traffico di sostanze stupefacenti.


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