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Lavoratore morto sulla Palermo-Catania, chiesto il processo

Il gip di Enna ha fissato per il 9 luglio l’udienza preliminare di un processo dal quale le parti offese si aspettano una risposta

Una rischiosa operazione di montaggio in quota, senza seguire le istruzioni d’uso e senza avvalersi della supervisione del tecnico specializzato. Queste le pesanti violazioni alla base dell’ennesimo dramma sul lavoro, costato la vita a Vincenzo Martorana, 58 anni, di Villabate (Palermo), e traumi gravissimi al collega di 63 anni, di Caccamo (Palermo): a conclusione delle indagini preliminari sull’infortunio del 13 maggio 2022 lungo l’autostrada A19 Palermo-Catania, all’altezza di Enna, presso il viadotto Mulini, il pm della procura ennese, titolare del relativo procedimento penale, ha chiesto il processo per il 57enne di Modugno datore di lavoro e legale rappresentante dell’impresa di cui i due operai erano dipendenti, per un 37enne di Maida (Catanzaro) in qualità di direttore di cantiere, dirigente con delega di funzioni, e per un 58enne di Cammarata (Agrigento), quale capocantiere, anch’egli dirigente con subdelega di funzioni: dovranno rispondere dei reati di omicidio colposo e lesioni colpose gravissime in concorso, con l’aggravante di essere stati commessi in violazione delle norme antinfortunistiche. Il gip di Enna ha fissato per il 9 luglio l’udienza preliminare di un processo dal quale le parti offese si aspettano una risposta: tra loro, oltre alla moglie e ai tre figli, anche le sorelle di Vincenzo Martorana che, attraverso il consulente personale Alessio Tarantino, per essere assistite e ottenere giustizia si sono affidate a Studio3A-Valore.

I due lavoratori sono precipitati da un’altezza di svariati metri durante le fasi di montaggio di una Piattaforma di lavoro autosollevante su colonna (Plac): per Martorana non c’è stato nulla da fare, mentre Abbruscato è sopravvissuto ma ha riportato pesantissimi politraumi invalidanti, tra cui la frattura del bacino e fratture vertebrali multiple. L’accurata inchiesta condotta dal magistrato inquirente per accertare dinamica, cause e responsabilità del tragico incidente si è avvalsa, tra le varie, della fitta attività dei carabinieri di Enna, delle indagini dello Spresal dell’Asp di Enna e di una consulenza tecnica chiesta dalla procura che alla fine ha chiesto il rinvio a giudizio Al datore di lavoro, il pm imputa di “non aver preso le misure necessarie affinché l’attrezzatura di lavoro denominata Plac venisse montata, utilizzata e smontata in conformità alle istruzioni d’uso contenute nel manuale d’istruzioni redatto dal fabbricante, ovvero sotto il controllo di un responsabile di cantiere idoneamente formato” e di “non aver individuato e trasmesso al responsabile di cantiere (individuato nella persona del preposto geometra) le corrette procedure per attuare le misure di prevenzione e protezione, nella fattispecie la verifica e il controllo durante le suddette operazioni”, si legge nella richiesta di rinvio a giudizio. Al direttore di cantiere e al capo cantiere contestata la responsabilità di “non aver aggiornato le misure di prevenzione disponendo che le operazioni di montaggio, smontaggio e uso della Plac avvenissero sotto il controllo attento del preposto e del responsabile di cantiere, in possesso di una formazione aggiuntiva e specifica relativa al montaggio, smontaggio e impiego di quelle attrezzature”.


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