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No ai concerti al Teatro Greco di Siracusa, Lazzarini (tra i massimi esperti di pietra antica): “ne mettono a rischio l’integrità”

Il Teatro greco di Siracusa è un organismo delicato, preziosissimo, che dovrebbe essere trattato con i guanti gialli e invece è fin troppo maltrattato

“Ricordo ancora il disastro che si ebbe nel 1989 in Piazza San Marco per il concerto dei Pink Floyd. La gente stava appollaiata su tutti i monumenti e ruppe teste di statue e ogni pezzo di architettura. Il Teatro greco di Siracusa è un organismo delicato, preziosissimo, che dovrebbe essere trattato con i guanti gialli e invece è fin troppo maltrattato”. Lorenzo Lazzarini, veneziano, ordinario di Petrografia applicata all’Università veneta e tra i massimi esperti in materia di pietra antica, conosce bene il Teatro greco di Siracusa, al cui capezzale è stato in passato chiamato nel tentativo di salvarlo dal sovrautilizzo cui viene esposto.

La fragilissima cavea continua ad essere ceduta dalla Regione Siciliana per mega concerti rock, come avverrà quest’estate. La polemica era stata sollevata qualche mese fa dall’archeologo del Cnr Fabio Caruso, in un dibattito che aveva visto prendere posizione diversi addetti ai lavori, per la gran parte contrari a un utilizzo ‘non ortodosso’ del Teatro. “Circa quindici anni fa – dice oggi all’AGI Lazzarini – mi occupai di suggerire tutta una serie di indagini preliminari al possibile recupero. L’incarico lo ebbi dall’Istituto nazionale del dramma antico che produce le Rappresentazioni classiche, che delegò me e il dottor Matteini del Cnr di Firenze. Avemmo poi una riunione all’Inda, dove ognuno di noi presentò un documento scritto con i nostri consigli scientifici per una maggiore conoscenza del teatro, dei suoi materiali lapidei e dei problemi di conservazione che presentava”.

Da quanto tempo non visita il teatro di Siracusa? “L’ultima volta – dice – è stata circa dieci anni fa, quando direttore del Parco archeologico era il povero Calogero Rizzuto. Fu lui a chiedermi di occuparmi ancora del teatro e non feci che riprendere le carte che avevo e riproporle, ma poi Rizzuto è mancato per il Covid e si è arenato di nuovo tutto”.

I suoi suggerimenti tecnici quali erano? “Si trattava, allora come oggi, di acquisire una maggiore conoscenza dello stato della pietra ai fini della sua conservazione, pietra per la quale non è mai stato fatto niente. Bisogna partire dall’individuazione dei problemi lapidei, a cominciare dalla manutenzione, perché il rischio di consunzione è molto alto, anche perché il suolo è molto poroso e tenero, calpestato peraltro da migliaia di persone. Oltretutto è stata cosparsa lungo gli ambulacri della ghiaia, che essendo più dura, provoca gravi abrasioni alla pietra. E ci sono poi da considerare problemi più seri come la sovrapposizione di carichi delle scene per gli Spettacoli classici dell’Inda, l’azione dei sali e delle intemperie contro cui occorre una seria manutenzione specialistica che riguardi anche la ricrescita dei licheni, da farsi non dico ogni anno ma certamente a intervalli regolari”. 

Il suolo fu coperto con impalcature di legno come per un cretto. Questo preserva la cavea o le fa più male? “Quelle impalcature – spiega Lazzarini – costituiscono comunque un peso che la pietra non sopporta. Ma non c’è solo il legno. Vengono fissate anche grandi strutture metalliche che non si dovrebbero proprio usare lì”.

L’Arena di Verona sopporta concerti rock e manifestazioni pesanti. “E questo è un altro problema che avevo sollevato. È  pericolosissimo consentire tali raduni. Gli spettatori vanno dappertutto, sono incontrollabili, saltano e ballano”.


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