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“Pizzo” sulle buste paga dei dipendenti: sequestro conservativo di beni nell’Agrigentino

L'indagine, che ha portato a 3 rinvii a giudizio, ipotizza da parte della società "Suami" un sistema di "pizzo" applicato sulla busta paga dei dipendenti della cooperativa sociale che gestiva delle comunità per disabili psichici

Il Tribunale del Riesame di Agrigento, presieduto da Wilma Mazzara, ha confermato il sequestro conservativo dei beni nei confronti di Maria Barba, 39 anni, ex moglie dell’imprenditore e già presidente del consiglio comunale di Favara Salvatore Lupo, ucciso il giorno di Ferragosto in un bar del paese, e coinvolta assieme a lui e altri imputati nell’inchiesta “Stipendi spezzati”.

L’indagine, che ha portato a 3 rinvii a giudizio, ipotizza da parte della società “Suami” un sistema di “pizzo” applicato sulla busta paga dei dipendenti della cooperativa sociale che gestiva delle comunità per disabili psichici. In sede di udienza preliminare otto degli ex dipendenti della coop, dopo essersi costituiti parte civile, a garanzia dell’obbligazioni civili di risarcimento del danno, quantificati in oltre 430mila euro, avevano chiesto attraverso il proprio difensore l’avvocato Angelo Farruggia, il sequestro di numerosi immobili di proprietà di Barba. Richiesta accolta dal gup Stefano Zammuto e che oggi ha “retto” al Riesame.


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