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“Siccità, basta pannicelli caldi”: Confcooperative chiede misure emergenziali analoghe a quelle per l’Emilia Romagna

"Il gasolio va concesso ad accise zero, ulteriormente scontato rispetto all’euro e 20 di oggi, un prezzo troppo alto. Il 9 aprile ci aspettiamo dalla Regione una lista della spesa”

La Sicilia è indietro almeno di un anno nel contrasto alla siccità, una piaga oggettiva e conclamata da tempo, ma solo adesso riconosciuta come emergenza reale. In vista del tavolo di concertazione convocato dall’assessore regionale all’Agricoltura, Luca Sammartino Confcooperative Sicilia chiarisce la propria posizione e preannuncia l’intenzione di non accettare nessun “pannicello caldo”.

Il presidente regionale di Fedagripesca, Nino Accetta e il delegato per le Questioni Agricole, Alessandro Chiarelli entrano subito nel merito. “Ci aspettiamo l’annuncio di misure straordinarie – la loro premessa – che siano analoghe a quelle adottate in Emilia Romagna per il post alluvione. Le parole non servono se non sono accompagnate da provvedimenti seri e concreti, che vadano ben oltre i confronti su quello che è e su quello che dovrebbe essere”.

Lo scopo deve essere quello di impedire alla siccità di determinare la fine di una regione,che investa, invece, sulla disponibilità di risorsa idrica per l’agricoltura e sul turismo. Confcooperative Sicilia non ritiene adeguato il piano di razionamento delle acque.

“Inutile cominciare dalle dighe create per alimentare le aziende agricole – fanno notare Accetta e Chiarelli – e danneggiare proprio le imprese, senza coinvolgere al contempo i cittadini-consumatori, a partire dalle loro residenze, dai condomini, molti dei quali privi di punti di accumulo. La disponibilità di acqua h24 oggi è un bene a cui non si può più ambire”.

Al tavolo regionale Confcooperative Sicilia si aspetta di trovare, quindi, misure emergenziali, moratorie. “Ci aspettiamo misure grazie alle quali agli imprenditori agricoli siciliani, come ai colleghi emiliani e romagnoli, si dia la possibilità di una sospensione dei mutui per un anno. Non possiamo tollerare una separazione netta tra l’Italia che conta e quella, nel Sud, che può continuare a soffrire. Non tolleriamo il principio secondo cui un’alluvione pesi più degli incendi e della siccità che uccidono le nostre imprese”.

Confcooperative Sicilia avanza inoltre, un’altra rivendicazione. “Il gasolio va concesso ad accise zero, ulteriormente scontato rispetto all’euro e 20 di oggi, un prezzo troppo alto. Il 9 aprile ci aspettiamo dalla Regione una “lista della spesa”. Vogliamo sapere quanto il governo regionale ha intenzione di investire e per fare cosa. Alle nostre cooperative agricole, alla canna del gas, pretendiamo di dare risposte”. Confcooperative Sicilia lancia, infine, un’idea, utile in prospettiva. “Auspichiamo – concludono Accetta e Chiarelli – un protocollo d’intesa con le maggiori università, a partire da quelle israeliane, che si occupano di risorsa acqua in agricoltura, affinché ci insegnino come si utilizza in maniera razionale. Se in quell’area riescono a realizzare serre nel deserto e ad utilizzare la condensa della notte per irrigare i pomodori di giorno è evidente che hanno una marcia in più in termini di conoscenza”.

Anche Ida Carmina, deputata del M5S, interviene sulla crisi idrica che ha messo in ginocchio una intera regione siciliana, già un milione di residenti fanno i conti con la razionalizzazione e i disagi quotidiani e l’andazzo per il futuro è ancora più nero e nebuloso ed annuncia subito che presenterà una interrogazione parlamentare urgente al Ministro del Mare Musumeci: “siamo alla catastrofe, alla calamità naturale, la Sicilia è in codice rosso con l’acqua alla gola e oggi i siciliani stanno pagando uno scotto senza precedenti che mette a serio rischio un servizio primario e irrinunciabile qual è l’acqua: un bene di tutti che nella nostra isola è come diventato un miraggio. Vent’anni di scelte politiche dei governi regionali delle destre illogiche e fallimentari hanno riportato le lancette dell’orologio alla grande sete. Oggi senza ripercorrere il cahiers de doleances paghiamo a carissimo costo la mancanza di regole e di efficace attuazione del servizio idrico integrato. La Legge Galli e la costituzione degli Ato Idrico e le rispettive 3 E (Economicità, Efficienza, Efficacia) sono state trasformate in una tavola imbandita ad uso della mala politica clientelare che ha distribuito incarichi di sottogoverno e prebende, non a manager o ad esperti del settore della gestione del servizio idrico, ma a “bandierine” utili a soddisfare appetiti di governo e clientela di onorevoli di maggioranza. Se a ciò aggiungiamo la dismissione troppo frettolosa dell’Eas e l’affidamento del servizio idrico a una società mista Siciliacque Spa, autentico monopolista in Sicilia, società di sovra ambito primo fornitore in Sicilia nel 2004, troviamo le origini del disastro. Una convenzione portata a termine dall’allora Governo Cuffaro che ha affidato per 40 anni la fornitura dell’acqua pubblica in Sicilia al monopolista che vende acqua all’ingrosso a prezzi decisamente fuori mercato, 0,69 euro a metro cubo. Addirittura un costo superiore al 65% di altre zone del Paese. Adesso tra siccità, invasi vuoti, obsolescenza delle reti idriche con conseguente perdita del 58% dell’acqua, sversamento a mare di acqua che non viene incanalata correttamente nelle dighe, dissalatori in disuso e depuratori non conformi alle leggi vigenti, la situazione è di grave allarme. Altro tasto dolente l’abbandono dei 4 dissalatori in Sicilia e lo sfacelo del mini-dissalatore di Porto Empedocle, uno sperpero di denaro pubblico con l’aggravante che una eventuale riattivazione avrà costi rilevanti. Tutti ricordiamo la processione dei politici siciliani del tempo che andavano in Israele a verificare il funzionamento dei dissalatori ad osmosi inversa. Peccato che in terra santa in pieno deserto sono perfettamente funzionanti da decenni e in Sicilia 4 dissalatori siano game over. Per non parlare della gestione delle fonti. Questo per dire che la attuale emergenza idrica in Sicilia non è legata tanto all’ emergenza climatica attuale, che ha solo messo in risalto la grave cattiva gestione del servizio idrico in Sicilia da decenni a questa parte. E a pagarne le conseguenze saranno i sindaci, i primi cittadini che diventeranno i capri espiatori della rabbia popolare allorché con il caldo torrido la gente avrà i rubinetti a secco. E le attività recettive già subiscono disdette nelle prenotazioni. A loro va la mia solidarietà oltre che la piena disponibilità per supportare le comunità sofferenti. È tempo che il Governo Meloni, agisca con urgenza, e, visto il fallimento della Governance Regionale a tutti i livelli, si assuma le proprie responsabilità, trovi risorse e soluzioni immediate per ripristinare il primo dei diritti primari: l’erogazione dell’acqua per gli usi domestici e per il comparto turistico ed agricolo e zootecnico, anch’essi piegati dalla mancanza delle risorse idriche, che stanno mettendo in ginocchio settori trainante per la Sicilia”.


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