fbpx

In tendenza

Sicilia, il principio di insularità è legge

L'ufficializzazione dell'esito della votazione è stata accolta dall'Aula con un applauso

La proposta di legge per l’inserimento del principio di insularità in Costituzionale è stata approvata definitivamente stamane alla Camera con voto pressoché unanime: su 413 deputati, hanno detto sì 412. Un astenuto.

L’ufficializzazione dell’esito della votazione è stata accolta dall’Aula con un applauso.

“Per la prima volta nella storia della Repubblica una legge di iniziativa popolare cambia la Costituzione”. Lo sottolinea Michele Cossa (Riformatori Sardi), presidente della Commissione speciale del Consiglio regionale della Sardegna per l’insularità e del Comitato promotore per l’insularità in Costituzione, fra i promotori della raccolta di oltre 200 mila firme a sostegno della proposta. “Con la modifica dell’articolo 119 della Costituzione, il Parlamento ha deciso, così come chiesto dalla Sardegna, che dopo il quinto comma sia aggiunta la seguente disposizione: ‘La Repubblica riconosce le peculiarità delle Isole e promuove le misure necessarie a rimuovere gli svantaggi derivanti dall’insularità'”. 

“Da questo momento in avanti la Sardegna e tutte le Isole d’Italia hanno gli stessi diritti, riconosciuti dallo Stato, e la possibilità di avviare quel cambiamento necessario per superare gli handicap che fino a oggi ne hanno frenato lo sviluppo”, commenta Cossa. “Ci aspetta ora un grande lavoro affinché il principio di insularità in Costituzione venga declinato al meglio e porti a un reale giovamento per la Sardegna. Ora toccherà a noi far valere nei confronti dello Stato e, a catena dell’Unione Europea, le opportunità offerte dall’affermazione di questo principio”.

Alle firme raccolte nelle città e nei paesi, nei porti e negli aeroporti, sui lungomare e nei centri commerciali si è aggiunto il consenso del mondo delle imprese, delle associazioni di categoria, del volontariato, del mondo della cultura, dello sport, delle Università, della Conferenza episcopale sarda, la mobilitazione del mondo degli emigrati sardi in Italia e quello delle isole minori italiane (riunite nell’Associazione dei Comuni delle Isole minori italiane, Ancim) e di una parte della politica siciliana.

Essere un’isola, come ricorda il Comitato promotore – comporta enormi costi aggiuntivi (legati principalmente ai trasporti, al costo dell’energia, al gap infrastrutturale, ad un mercato interno ritratto ed esposto più degli altri agli shock esogeni), che non consentono ai cittadini e alle imprese delle isole di avere pari condizioni di partenza rispetto ai connazionali.

Per la Sardegna il costo stimato dell’insularità è pari circa 9 miliardi di euro l’anno (a fronte di un Pil della regione che non arriva a 30 miliardi di euro), per la Sicilia a circa 6,5 miliardi. Ancora più complicato e oneroso è vivere e lavorare nelle isole minori e negli arcipelaghi, gravati da una condizione di ‘doppia’ (anche tripla) insularità.

“Superare gli svantaggi derivanti dall’insularità diventano, da oggi, un impegno preciso per lo Stato, consacrato nella Costituzione. È una vittoria per tutti gli isolani d’Italia”. Lo dichiara il presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci, dopo il voto della Camera dei deputati che ha così definito la lunga procedura per la modifica dell’articolo 119 della Costituzione.

“Continueremo a lavorare, in sinergia con Bruxelles e Roma, affinché vivere su un’isola non sia più una maledizione o un problema, ma una straordinaria opportunità, in termini di dotazione infrastrutturale, servizi essenziali e qualità della vita. Voglio ringraziare il vicepresidente Gaetano Armao per avere sempre creduto a questo obiettivo e per averlo perseguito, per conto del governo regionale, con passione e tenacia”.

“Il riconoscimento costituzionale degli ‘svantaggi’ che comporta l’insularità e il conseguente impegno in capo alla Repubblica a rimuoverli, da oggi legge dello Stato anche con il voto favorevole di Forza Italia, fa compiere un notevole balzo in avanti al nostro sistema normativo e pone le basi per colmare qual ‘gap di opportunità’ che di fatto ha compromesso per tanto, troppo tempo lo sviluppo economico e sociale delle Isole”. Lo afferma la deputata di Forza Italia Stefania Prestigiacomo.La portata della norma – continua – è considerevole. Comporterà sicuramente maggiori investimenti, più fondi per le Regioni, e al contempo oneri maggiori in capo alle amministrazioni pubbliche, chiamate a ottemperare al meglio a questi nuovi impegni. La nuova norma costituzionale impegna lo Stato e responsabilizza le Regioni, una prospettiva che letta con gli occhi del domani, soprattutto per la Sicilia, pone al centro in maniera dirompente la questione della competenza, coerenza, solidità e comune visione delle coalizioni che concorreranno alla guida dell’Isola”.

“Il via libera definitivo del Parlamento alla riforma dell’articolo 119 della Costituzione che riconosce gli svantaggi derivanti dall’insularità alla Sicilia così come alla Sardegna è un traguardo di portata storica. Ora la nostra Regione potrà contare su un plafond aggiuntivo di risorse per quasi sette miliardi di euro all’anno con l’obiettivo di superare tutte le condizioni sfavorevoli per i cittadini siciliani rispetto a chi vive nelle altre aree del Paese. Ogni cittadino siciliano finora ha pagato un costo, in termini assoluti, di 1.300 euro in più all’anno rispetto ai cittadini residenti nelle regioni continentali. Questo gap ha comportato svantaggi in settori come trasporti, mobilità, sanità, importazioni ed esportazioni, imprese, energia e istruzione. In seno all’Assemblea regionale siciliana ho spinto perché questa norma arrivasse subito all’attenzione del Parlamento che era l’unico preposto alle modifiche costituzionali. Voglio ricordare come la necessità di rimediare a questa forte disparità tra Regioni sia stata un obbligo morale dopo la riforma del titolo V della Costituzione Italiana del 2001 che ha colpito in modo infausto Sicilia e Sardegna“. Lo afferma Eleonora Lo Curto, capogruppo Udc all’Assemblea regionale siciliana.

Il principio di insularità è stato inserito in Costituzione, nell’articolo 119. A commentare il riconoscimento istituzionale e costituzionale della situazione di difficoltà delle isole è il deputato del Movimento Cinque Stelle Eugenio Saitta.

“Oggi è una giornata importante – dice Saitta -. Questa sarà la prima riforma costituzionale di iniziativa esclusivamente popolare nella storia della nostra Repubblica, il Movimento 5 Stelle ha creduto fermamente in questo disegno di legge, che consideriamo un altro traguardo importante raggiunto in questa legislatura”.

“È una questione che riguarda 7 milioni di italiani – spiega ancora il deputato – si deve colmare un gap che richiede misure specifiche in grado di non lasciare indietro le comunità isolane, ma necessario anche per tutelare e valorizzare questi territori. Con l’approvazione di questo principio fondamentale nella nostra Carta Costituzionale, lo Stato sarà chiamato ad adottare misure specifiche per garantire l’uguaglianza di tutti i cittadini. Adesso occorre dare seguito alle legge e dare un segnale forte e deciso in risposta ai disagi ed alle penalizzazioni che i cittadini isolani vivono nel quotidiano”.

“Con il riconoscimento nella nostra Costituzione delle peculiarità della condizione di insularità si dà il via a un iter per trovare rimedi atti a rimuovere gli svantaggi derivanti da tale condizione, da un lato, e valorizzare le specificità di carattere culturale, storico e naturalistico dei territori coinvolti”, conclude Saitta.


© Riproduzione riservata - Termini e Condizioni
Stampa Articolo


© Riproduzione riservata - Termini e Condizioni